Al Binario

MarginaLMente è la rubrica in cui racconto quello che vedo nel mondo

Capitolo uno: L’Astrocar 

356 miglia da San Francisco a Bakersfield

Il prima capitolo parte a viaggio iniziato perché la parentesi di San Francisco – quella “città dove andare per sfuggire dai propri demoni” – ha bisogno di una spazio più approfondito, che riempirà le pagine di questo sito a fine roadtrip.

Per me ogni viaggio inizia nel momento in cui decido di partire e continua fino a quando non ho finito di scriverne. Si, perché quando inizio a pensarlo è già iniziato, e quando lo racconto dopo, è un po’ come esserci ancora. 

Arrivando a Bakersfield da San Francisco la CA-58 è già una strada immensa a quattro corsie contornata da uno sfondo paesaggistico che ha qualcosa di grande. Grande non solo nella sua connotazione di gusto personale, ma di grandezza nelle sue dimensioni. Ha qualcosa di immenso, sterminato, come se gli occhi non riuscissero a vedere tutto. La Toyota Tacoma 4X4 è un Pick-up che sto guidando un po’ a fatica, non tanto per le sue dimensioni ma perché è la prima volta che guido un mezzo automatico. C’è traffico e la cosa non aiuta, ma non ci vuole molto a prenderci la mano.

Ho bisogno di un caffè perché sono le 9 di mattina e non ne ho ancora preso uno. Uscire di casa senza caffè per me è una cosa piuttosto traumatica, ma è un vizio che vorrei combattere. C’è una piccola stazione di servizio, quella che noi italiani chiameremmo Autogrill, che è tutto tranne un autogrill. Però c’è il caffè. Un caffè americano che prendo senza zucchero. Il problema non è il gusto, è piuttosto buono, ma l’assorbimento della caffeina la cui mancanza mi provoca l’emicrania. Comunque riesco a combatterla abbastanza bene e dopo una colazione veloce si riparte lungo quel tragitto ancora tutto da scoprire. 

Sette ore di viaggio con alcune brevi soste sono uno sforzo obbligato per percorrere le immense distanze dello stato della California, costituito da città molto lontane l’una dall’altra e collegate da immense strade le cui distanze richiedono tempo e pazienza. Ma il paesaggio circostante tiene compagnia e azzera completamente la noia. Miglia e Miglia di sole strade e campi per poi entrare gradualmente in luoghi che a mano a mano diventano sempre più urbanizzati. 

Il cielo di Novembre non è molto soleggiato per il momento, ma è normale. Le 7 ore e 11 minuti di tragitto da San Francisco sono più lunghe del previsto, a tratti poco piacevoli per via del traffico e del tempo. Il clima alterna pioggia e vento a raggi di sole che spuntano da dietro le nuvole che viaggiano velocemente a causa delle raffiche di vento. Certo è che all’interno dell’Astrocar – l’auto a noleggio che abbiamo ribattezzato fin da subito per via della sua imponenza – il vento è impercettibile, nemmeno un lieve spostamento. 

Appena fuori dall’autostrada, tra un McDonald’s, qualche palma sparsa e altissima ed un negozio della catena Ross – gli immensi stock sparsi per tutta la California di vestiti e articoli per la casa a prezzi stracciati –  c’è subito questa tipica atmosfera delle cittadine di mezzo al paese che collegano a zone isolate. Come se tutto scorresse ma andasse via velocemente. Zone di passaggio. Non solo per noi, ma anche per tutti quegli americani che viaggiano spesso e percorrono strade lunghissime. 

Eccolo, il Motel 6 Bakersfield. Parcheggio su strada, un grande insegna blu con un 6 in rosso, due piani di edificio a forma di L, palme altissime che in California si trovano ovunque, e facciamo il check-in. Al secondo piano di quell’edificio la nostra stanza è umile e decente. L’odore che fuoriesce dal bagno è un mix tra umidità e fogna, ma non è costante. La moquette per terra racconta storie di altre persone che ci sono passate, così come le tende marrone scuro lunghe e pesanti. Le nostre aspettative erano più basse quindi va benissimo così. 

Nel giro di pochi chilometri a piedi non c’è molto per cenare, così si fa un passo al supermercato a raccattare qualcosa oltre quegli avanzi di pranzo al sacco preparato da casa e le provviste per i prossimi giorni nel deserto. 

Un salto da Ross e poi facciamo qualche compera necessaria per i prossimi giorni al supermarket. I supermercati negli USA sono sempre una sorpresa a scatola chiusa. Non sai mai se sarà uno di quelli con tutto ciò che troviamo anche in Italia, ossia reparto ortofrutta, freschi, surgelati, gastronomia, oppure uno di quelli con solo bibite, mille tipi di snack e qualche prodotto alimentare secco. Questo era bellissimo, aveva addirittura il reparto gastronomia, cibi pronti e qualche tavolino per mangiare. Questa cena è andata così, ed è forse la prima di molte altre prima di tornare ad un’alimentazione cucinata e vagamente sana. 

Qualche altro passo per sgranchire le gambe dopo le tante ore di auto e iniziamo a capire la strada per domani. 

Sarà un racconto lungo e tortuoso, spero che ti piacerà! Ti aspetto al prossimo capitolo!

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